Insufflaggio di intercapedini e pareti: perché effettuarlo
Molti edifici realizzati fino a pochi anni fa oppure dotati di una certa età si caratterizzano per adottare una particolare tecnica costruttiva che però non risulta essere la migliore per garantire l’isolamento termico dell’immobile. Infatti le murature perimetrali presentano intercapedini in quanto sono costituite da una doppia fila di mattoni separati da uno spazio vuoto. È stato dimostrato che questa intercapedine d’aria, per quanto originariamente ritenuta efficace, è poco o per nulla isolante dal punto di vista termico, in quanto il suo rivestimento è rappresentato al massimo da pannelli in polistirene oppure in fibra di vetro.
Di conseguenza l’involucro edilizio non è sufficientemente coibentato e si verificano dispersioni energetiche verso l’esterno durante i mesi invernali e il surriscaldamento degli ambienti interni nel corso dei mesi estivi. Proprio per questo motivo negli ultimi anni si è sempre più diffusa la tecnica dell’ insufflaggio di intercapedini e pareti perimetrali per migliorare la qualità energetica dell’immobile. L’obiettivo è evitare le dispersioni di calore attraverso le pareti perimetrali e la comparsa di ponti termici iniettando nelle loro intercapedini materiali isolanti sfusi.
In cosa consiste l’insufflaggio e perché effettuarlo
L’isolamento delle intercapedini perimetrali attraverso l’insufflaggio viene messo in opera in due fasi, una preliminare e una corrispondente all’intervento vero e proprio. Innanzitutto è opportuno verificare la presenza di eventuali fori tra l’intercapedine e i cassonetti che ospitano le avvolgibili. In caso affermativo è necessario sigillarli per evitare di compromettere lo stesso insufflaggio delle pareti. A questo punto si passa alla fase più rilevante dell’intervento e, proprio per le sue caratteristiche, deve essere realizzata da manodopera professionale, esperta e competente nel settore.
Bisogna praticare dei fori sulla parete, prestando molta attenzione che siano distanti 30-40 cm circa dal solaio superiore e che sia presente uno spazio di circa un metro tra l’uno e l’altro. Si tratta di elementi fondamentali per realizzare l’iniezione del materiale isolante nell’intercapedine e si può procedere intervenendo sulla facciata oppure sul lato interno della parete perimetrale. La scelta dipende dalle proprie esigenze in quanto ognuna garantisce alcuni vantaggi rispetto all’alternativa.
Nel primo caso operare esternamente consente di poter fruire liberamente degli spazi interni dell’immobile, quindi si tratta della soluzione maggiormente apprezzata quando si parla di abitazioni. Invece il fatto di eseguire l’insufflaggio delle intercapedini dall’interno consente di evitare si dover praticare dei fori sulle facciate e di installare dei ponteggi. Tuttavia in questo caso i lavori interessano tutte le stanze. Questa tipologia viene adottata quando è opportuno salvaguardare le facciate perché presentano intonaci difficilmente riproducibili oppure murature in paramano.
Proprio per il fatto di essere un intervento di miglioramento energetico l’insufflaggio delle pareti e delle intercapedini risulta essere particolarmente consigliato in quanto consente di avere risparmi economici abbastanza consistenti. Infatti questa soluzione consente di ridurre le spese per il riscaldamento invernale degli ambienti interni e per il loro raffrescamento estivo. Da un lato il calore non si disperde verso l’esterno, dall’altro l’afa non penetra nelle stanze. I risultati migliori si ottengono abbinando l’insufflaggio ad altri lavori di miglioramento energetico, così da realizzare una soluzione completa e che riguarda tutti gli aspetti dell’immobile. Tra questi si ricordano la sostituzione degli infissi e l’isolamento termico del sottotetto.
Cosa tenere a mente quando si parla di coibentare con la tecnica dell’insufflaggio
Risulta essere necessario sottoporre l’immobile a una diagnosi energetica effettuata da un professionista qualificatoe iscritto all’albo per determinare quale sia l’intervento migliore da mettere in opera. Al tempo stesso questa procedura consente di quantificare l’entità dei risparmi energetici ottenibili nel corso di un anno e il tempo di ritorno dell’investimento. In questo modo si conosce il periodo necessario per ammortizzare i costi. Tuttavia occorre tenere a mente che i lavori di insufflaggio delle pareti e delle intercapedini rientrano nel Bonus Risparmio Energetico proprio perché permettono di migliorare la classe energetica di un immobile.
Di conseguenza le spese sostenute possono essere detratte per il 65% dalla dichiarazione IRPEF, suddividendo l’importo in 10 rate annuali di pari entità. Per poter accedere alla detrazione fiscale occorre però soddisfare i requisiti previsti all’interno della Legge di Stabilità che ha introdotto questa agevolazione. Innanzitutto occorre effettuare i pagamenti all’azienda e ai professionisti con bonifico bancario oppure postale, indicando nella causale i riferimenti normativi che garantiscono l’agevolazione in questione. In secondo luogo gli interventi di insufflaggio devono consentire il raggiungimento dei valori di isolamento richiesti come livello minimo per quanto riguarda i requisiti.
Proprio per questo motivo è fondamentale la consulenza di un tecnico specializzato per determinare quali siano le soluzioni più adatte per ottenere i risultati desiderati. Infatti bisogna ricordare che esistono tanti materiali isolanti sfusi diversi di cui è possibile usufruire, che si differenziano per conduttività termica, consistenza e caratteristiche tecniche. Per le intercapedini dallo spessore ridotto è necessario impiegare isolanti dalle alte prestazioni; in caso contrario si può sfruttare la maggiore capienza per iniettare una rilevante quantità di materiale.
Dato il gran numero di isolanti tra i quali poter scegliere diventa fondamentale rivolgersi a un tecnico per un’analisi delle condizioni dell’immobile. Per effettuare l’insufflaggio delle intercapedini perimetrali possono essere impiegati isolanti di origine minerale, vegetale oppure sintetica. Tra i primi si ricordano l’argilla espansa, la perlite e la fibra di vetro lavorata sotto forma di noduli. Le soluzioni più diffuse prevedono l’impiego dell’ESP bianco in granuli e della cellulosa, ricavata dalla carta di giornale. Così è possibile garantire l’impatto ambientale zero dell’intervento sfruttando anche il riciclaggio della carta.